Parole d’eccellenza. E sull’eccellenza.

Parole d’eccellenza. E sull’eccellenza.

Vi mancavano le mie domande, vero? Non preoccupatevi perché rimediamo subito.  Oggi voglio chiedervi, o meglio, vorrei che vi chiediate questo:

C’è qualcosa in cui pensate di eccellere? 

O meglio, sapete qual é il vostro talento?

Di solito, quando mi capita di fare questa domanda, la maggior parte delle persone pensa subito a una risposta relativa allo sport, a discipline fisiche o comunque a qualcosa di pratico.

L’altra grande parte invece è più per la classica risposta: “Non ho talenti particolari.” Non c’è niente di più sbagliato. 

Facciamo un passo indietro. Da vocabolario, l’eccellenza è definita come:

Qualità di sommo pregio o gradimento, unicità, perfezione.”

È quindi, parafrasando, qualcosa che appartiene unicamente a noi, ci identifica e ci caratterizza. Proprio come il talento, che useremo come sinonimo in questo nostro nuovo percorso.

Cosa spinge le persone a fare cose straordinarie? A correre più veloce? A superare le difficoltà quando tutto sembra contro? A guidare la multinazionale più importante del mondo? È forse il talento? La voglia di eccellere?

Da questo punto di vista, l’essere umano è sorprendente. Perché se c’è qualcosa che abbiamo tutti è la capacità di elevarci verso l’eccellenza e di trovare il nostro talento. “Allora dovremmo essere tutti talentuosi e di successo” direte voi. E no, perché non tutti sanno dove e come trovarlo, o tantomeno quali siano gli strumenti per farlo.

Se da una parte l’idea che 10.000 ore di lavoro ci permettano di raggiungere un risultato eccellente è un vero e proprio mito a cui non si dovrebbe credere troppo, dall’altra è vero che il talento non è per forza qualcosa di genetico. Ci sono due punti da chiarire in questo discorso. Il primo è che ci sono persone che ancora non hanno trovato il proprio talento, nonostante abbiano una carriera alle spalle e siano professionalmente formati. L’altro riguarda più il concetto di talento in sé, perché sembra una dicitura quasi esclusiva, destinata ad appartenere a pochi e che si misura solo confrontandosi con gli altri. Anche in questo caso, non c’è nulla di più sbagliato. E vi spiego perché.

Tutti siamo nati per fare grandi cose, c’è qualcosa dentro di noi capace di elevarci in qualsiasi momento, dipende solo dalle scelte che facciamo ogni giorno, le uniche in grado di definirci per davvero.

Facciamo una prova.

 

Immaginate di contare sulle dita di una mano le vostre competenze migliori, i vostri talenti, mentre nell’altra le skill che vi vengono richieste sul lavoro attuale.

Le vostre mani combaciano perfettamente?

Se la risposta è sì, avete sicuramente trovato la strada per l’eccellenza.

Se la risposta è no, allora forse state sacrificando il vostro talento e di conseguenza potreste non eccellere.

In questo caso, bisognerebbe avere il coraggio di cambiare direzione, rinunciare a qualcosa di piacevole per trovare qualcosa di ancora più gratificante. E vi faccio qualche esempio.

Se Andrea Bocelli non avesse cambiato idea, sarebbe un avvocato. E noi privi di lirica d’eccellenza.

Se Whoopi Goldberg non avesse scelto di fare l’attrice, sarebbe ancora una truccatrice. E noi privi di film eccezionali.

Di sicuro esistono persone più fortunate, quelle che hanno trovato la propria direzione in modo semplice e sembrano addirittura andare più veloci degli altri. Ci sono invece altre persone che hanno bisogno di allenarsi di più, trovare quella spinta e quel vento in poppa in grado di guidarli. E qual è allora, la meta? È quello che mi piace prendere in prestito dalla cultura giapponese e che è noto come Ikigai: la ragion d’essere, lo scopo della vita capace di indicarci la giusta direzione verso l’eccellenza.

E la soddisfazione.

 

Iniziamo?

 

Guido DeCarli

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Vi mancavano le mie domande, vero? Non preoccupatevi perché rimediamo subito.  Oggi voglio chiedervi, o meglio, vorrei che vi chiediate questo:

C’è qualcosa in cui pensate di eccellere? 

O meglio, sapete qual é il vostro talento?

Di solito, quando mi capita di fare questa domanda, la maggior parte delle persone pensa subito a una risposta relativa allo sport, a discipline fisiche o comunque a qualcosa di pratico.

L’altra grande parte invece è più per la classica risposta: “Non ho talenti particolari.” Non c’è niente di più sbagliato. 

Facciamo un passo indietro. Da vocabolario, l’eccellenza è definita come:

Qualità di sommo pregio o gradimento, unicità, perfezione.”

È quindi, parafrasando, qualcosa che appartiene unicamente a noi, ci identifica e ci caratterizza. Proprio come il talento, che useremo come sinonimo in questo nostro nuovo percorso.

Cosa spinge le persone a fare cose straordinarie? A correre più veloce? A superare le difficoltà quando tutto sembra contro? A guidare la multinazionale più importante del mondo? È forse il talento? La voglia di eccellere?

Da questo punto di vista, l’essere umano è sorprendente. Perché se c’è qualcosa che abbiamo tutti è la capacità di elevarci verso l’eccellenza e di trovare il nostro talento. “Allora dovremmo essere tutti talentuosi e di successo” direte voi. E no, perché non tutti sanno dove e come trovarlo, o tantomeno quali siano gli strumenti per farlo.

Se da una parte l’idea che 10.000 ore di lavoro ci permettano di raggiungere un risultato eccellente è un vero e proprio mito a cui non si dovrebbe credere troppo, dall’altra è vero che il talento non è per forza qualcosa di genetico. Ci sono due punti da chiarire in questo discorso. Il primo è che ci sono persone che ancora non hanno trovato il proprio talento, nonostante abbiano una carriera alle spalle e siano professionalmente formati. L’altro riguarda più il concetto di talento in sé, perché sembra una dicitura quasi esclusiva, destinata ad appartenere a pochi e che si misura solo confrontandosi con gli altri. Anche in questo caso, non c’è nulla di più sbagliato. E vi spiego perché.

Tutti siamo nati per fare grandi cose, c’è qualcosa dentro di noi capace di elevarci in qualsiasi momento, dipende solo dalle scelte che facciamo ogni giorno, le uniche in grado di definirci per davvero.

Facciamo una prova.

 

Immaginate di contare sulle dita di una mano le vostre competenze migliori, i vostri talenti, mentre nell’altra le skill che vi vengono richieste sul lavoro attuale.

Le vostre mani combaciano perfettamente?

Se la risposta è sì, avete sicuramente trovato la strada per l’eccellenza.

Se la risposta è no, allora forse state sacrificando il vostro talento e di conseguenza potreste non eccellere.

In questo caso, bisognerebbe avere il coraggio di cambiare direzione, rinunciare a qualcosa di piacevole per trovare qualcosa di ancora più gratificante. E vi faccio qualche esempio.

Se Andrea Bocelli non avesse cambiato idea, sarebbe un avvocato. E noi privi di lirica d’eccellenza.

Se Whoopi Goldberg non avesse scelto di fare l’attrice, sarebbe ancora una truccatrice. E noi privi di film eccezionali.

Di sicuro esistono persone più fortunate, quelle che hanno trovato la propria direzione in modo semplice e sembrano addirittura andare più veloci degli altri. Ci sono invece altre persone che hanno bisogno di allenarsi di più, trovare quella spinta e quel vento in poppa in grado di guidarli. E qual è allora, la meta? È quello che mi piace prendere in prestito dalla cultura giapponese e che è noto come Ikigai: la ragion d’essere, lo scopo della vita capace di indicarci la giusta direzione verso l’eccellenza.

E la soddisfazione.

 

Iniziamo?

 

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