STRESS IN COMUNE? DAVVERO?
STRESS IN COMUNE? DAVVERO?
Recentemente abbiamo parlato della gestione del rischio legata alle risorse umane: sappiamo che uno degli obblighi del datore di lavoro è quello di proteggere la personalità del lavoratore, avere riguardo della sua salute e salvaguardarne la moralità.
Sappiamo anche che una situazione di stress minaccia fortemente la salute del dipendente e che è possibile a priori verificare quali sono i lavori o settori maggiormente colpiti. Oggi vorrei analizzare una categoria di lavoratori di solito poco contemplata: i Segretari Comunali. Ho avuto questo spunto leggendo un interessante articolo (su La Regione dell’11.12.2017 “Segretari comunali sull’orlo di una crisi di nervi” di Cristina Ferrari) che trattava di questa funzione non tanto dalla prospettiva tecnica, bensì da quella umana, con particolare focus sul fattore stress.
Il Segretario Comunale è a tutti gli effetti un CEO/Direttore Generale che risponde ad un Municipio che altri non è che un CdA; come ben riportato nell’articolo su menzionato, è un ruolo sottoposto a grande pressione psicologica spesso ignorata o sottovalutata anche dai diretti interessati. Durante la mia esperienza lavorativa ho avuto il piacere di poter collaborare con molte persone impiegate nell’amministrazione pubblica e, tramite i progetti di ARU orientati a questa fetta di mercato e volti all’ottimizzazione delle risorse, posso confermare quanto espresso dalla giornalista.
I fattori che incidono fortemente aumentando la pressione sono in particolare: la mutazione che questa professione ha avuto nel corso degli anni, la richiesta sempre più marcata della trasversalità delle competenze da possedersi, la multidisciplinarietà dei contenuti da affrontare, la difficoltà di far fronte ai tempi sempre troppo stretti, la necessità di soddisfare le esigenze municipali alle prese con una coperta spesso corta, la capacità di mediare e motivare in un clima non sempre idilliaco, l’adeguamento cogente all’evoluzione legislativa repentina, l’adozione imprescindibile di tecniche moderne di management e gestione del personale e, dulcis in fundo, il cambiamento profondo del quadro di riferimento (utenza dei cittadini) più esigente e con bisogni sempre più articolati.
Se ci pensiamo bene è davvero complicato, soprattutto se facciamo un parallelismo non troppo azzardato con i top manager aziendali che, per simili responsabilità sono in genere affiancati da strumenti formativi e di supporto che non tutte le casse comunali possono permettersi.
Va da sé che il burnout è dietro alla porta, e spesse volte il Segretario si trova solo con tanti nodi al pettine e poche risorse per affrontarli. Eppure in molti casi, ha funzionato decisamente un supporto di coaching, richiesto in primis dalle autorità Municipali che hanno giustamente intravisto nella tutela della salute e della personalità del dipendente, una propria responsabilità derivata dall’incarico pubblico rivestito.
E questo è soltanto uno dei modi in cui il datore di lavoro può e deve intervenire; in altri casi è risultato molto efficace un assessment collettivo di tutto il Personale, dove sono stati rivisti carichi e distribuzioni del lavoro in un’ottica di revisione dei processi, dove si è affiancato ogni singolo collaboratore per l’analisi della funzione esercitata, in base alle proprie esperienze, attitudini e desiderata. Insomma, di lavoro per contenere i rischi ce n’è, basta solo cominciare…
Angela Caronti
Recentemente abbiamo parlato della gestione del rischio legata alle risorse umane: sappiamo che uno degli obblighi del datore di lavoro è quello di proteggere la personalità del lavoratore, avere riguardo della sua salute e salvaguardarne la moralità.
Sappiamo anche che una situazione di stress minaccia fortemente la salute del dipendente e che è possibile a priori verificare quali sono i lavori o settori maggiormente colpiti. Oggi vorrei analizzare una categoria di lavoratori di solito poco contemplata: i Segretari Comunali. Ho avuto questo spunto leggendo un interessante articolo (su La Regione dell’11.12.2017 “Segretari comunali sull’orlo di una crisi di nervi” di Cristina Ferrari) che trattava di questa funzione non tanto dalla prospettiva tecnica, bensì da quella umana, con particolare focus sul fattore stress.
Il Segretario Comunale è a tutti gli effetti un CEO/Direttore Generale che risponde ad un Municipio che altri non è che un CdA; come ben riportato nell’articolo su menzionato, è un ruolo sottoposto a grande pressione psicologica spesso ignorata o sottovalutata anche dai diretti interessati. Durante la mia esperienza lavorativa ho avuto il piacere di poter collaborare con molte persone impiegate nell’amministrazione pubblica e, tramite i progetti di ARU orientati a questa fetta di mercato e volti all’ottimizzazione delle risorse, posso confermare quanto espresso dalla giornalista.
I fattori che incidono fortemente aumentando la pressione sono in particolare: la mutazione che questa professione ha avuto nel corso degli anni, la richiesta sempre più marcata della trasversalità delle competenze da possedersi, la multidisciplinarietà dei contenuti da affrontare, la difficoltà di far fronte ai tempi sempre troppo stretti, la necessità di soddisfare le esigenze municipali alle prese con una coperta spesso corta, la capacità di mediare e motivare in un clima non sempre idilliaco, l’adeguamento cogente all’evoluzione legislativa repentina, l’adozione imprescindibile di tecniche moderne di management e gestione del personale e, dulcis in fundo, il cambiamento profondo del quadro di riferimento (utenza dei cittadini) più esigente e con bisogni sempre più articolati.
Se ci pensiamo bene è davvero complicato, soprattutto se facciamo un parallelismo non troppo azzardato con i top manager aziendali che, per simili responsabilità sono in genere affiancati da strumenti formativi e di supporto che non tutte le casse comunali possono permettersi.
Va da sé che il burnout è dietro alla porta, e spesse volte il Segretario si trova solo con tanti nodi al pettine e poche risorse per affrontarli. Eppure in molti casi, ha funzionato decisamente un supporto di coaching, richiesto in primis dalle autorità Municipali che hanno giustamente intravisto nella tutela della salute e della personalità del dipendente, una propria responsabilità derivata dall’incarico pubblico rivestito.
E questo è soltanto uno dei modi in cui il datore di lavoro può e deve intervenire; in altri casi è risultato molto efficace un assessment collettivo di tutto il Personale, dove sono stati rivisti carichi e distribuzioni del lavoro in un’ottica di revisione dei processi, dove si è affiancato ogni singolo collaboratore per l’analisi della funzione esercitata, in base alle proprie esperienze, attitudini e desiderata. Insomma, di lavoro per contenere i rischi ce n’è, basta solo cominciare…
Angela Caronti


Parole d’eccellenza. E sull’eccellenza.

SCEGLIERE DI SCEGLIERE, IN AZIENDA

TUTTO SI TRASFORMA VELOCEMENTE … E I LEADER?
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