LICENZIARE: È UN’ARTE?

LICENZIARE: È UN’ARTE?

Storie dell’altro mondo, diremmo. Ma sono vere, purtroppo.

Pensavo che fosse solo frutto della fantascienza, invece ho incontrato persone che possono testimoniare direttamente con la propria esperienza.

Sto parlando di licenziamento.

Da quando è stato inventato il lavoro, oltre all’assunzione si è arrivati a pensare anche al licenziamento (quello impartito dal datore di lavoro che vuole sciogliere il rapporto di lavoro). E fin qui, nulla di nuovo.

La perplessità sopraggiunge quando ci addentriamo nelle modalità di comunicazione del licenziamento e, davvero, non c’è limite alla fantasia.

Dalla chiamata a rapporto del venerdì pomeriggio alle ore 17 di fretta e furia, dal giorno prima delle ferie, dall’SMS, dal messaggio WhatsApp, dalla mail o dalla lettera inviata a casa mentre il licenziato è al lavoro… insomma, davvero c’è qualcosa che non funziona proprio.

Il tema scotta: non è facile licenziare, e spesso chi deve farlo è in difficoltà. Perché non ha le capacità, la forza, il coraggio, la stabilità emotiva giusta per affrontare il colloquio. Infatti, sono due i livelli di attenzione: quello del TEMA e quello SOCIO-EMOTIVO.

Non tutti sono pronti ad affrontare con il giusto spirito e stato d’animo questo momento: ecco perché si preferiscono scorciatoie come quelle sopra. Si evita il contatto diretto il più possibile per non sentirsi sopraffare dall’emozione, dalla sensazione di inadeguatezza e incapacità. Si affronta magari solo il TEMA in modo asettico e con una formalità del tutto impersonale.

È una questione di stile manageriale che coinvolge tutti i capi di un’azienda (o comunque coloro che sono chiamati a svolgere anche questa “mesta” attività) ma anche, e soprattutto, l’azienda stessa, con i suoi Valori, la sua Mission e la sua Visione. Se l’azienda è fatta da Persone, con le Persone bisogna interloquire, fino in fondo, anche se fa male.

…Che sia il caso di provvedere ad affrontare il problema nel modo corretto? Vogliamo prepararci su questo? Allora chiniamo il capo su una formazione ad hoc, come la nostra…

Angela Caronti

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Storie dell’altro mondo, diremmo. Ma sono vere, purtroppo.

Pensavo che fosse solo frutto della fantascienza, invece ho incontrato persone che possono testimoniare direttamente con la propria esperienza.

Sto parlando di licenziamento.

Da quando è stato inventato il lavoro, oltre all’assunzione si è arrivati a pensare anche al licenziamento (quello impartito dal datore di lavoro che vuole sciogliere il rapporto di lavoro). E fin qui, nulla di nuovo.

La perplessità sopraggiunge quando ci addentriamo nelle modalità di comunicazione del licenziamento e, davvero, non c’è limite alla fantasia.

Dalla chiamata a rapporto del venerdì pomeriggio alle ore 17 di fretta e furia, dal giorno prima delle ferie, dall’SMS, dal messaggio WhatsApp, dalla mail o dalla lettera inviata a casa mentre il licenziato è al lavoro… insomma, davvero c’è qualcosa che non funziona proprio.

Il tema scotta: non è facile licenziare, e spesso chi deve farlo è in difficoltà. Perché non ha le capacità, la forza, il coraggio, la stabilità emotiva giusta per affrontare il colloquio. Infatti, sono due i livelli di attenzione: quello del TEMA e quello SOCIO-EMOTIVO.

Non tutti sono pronti ad affrontare con il giusto spirito e stato d’animo questo momento: ecco perché si preferiscono scorciatoie come quelle sopra. Si evita il contatto diretto il più possibile per non sentirsi sopraffare dall’emozione, dalla sensazione di inadeguatezza e incapacità. Si affronta magari solo il TEMA in modo asettico e con una formalità del tutto impersonale.

È una questione di stile manageriale che coinvolge tutti i capi di un’azienda (o comunque coloro che sono chiamati a svolgere anche questa “mesta” attività) ma anche, e soprattutto, l’azienda stessa, con i suoi Valori, la sua Mission e la sua Visione. Se l’azienda è fatta da Persone, con le Persone bisogna interloquire, fino in fondo, anche se fa male.

…Che sia il caso di provvedere ad affrontare il problema nel modo corretto? Vogliamo prepararci su questo? Allora chiniamo il capo su una formazione ad hoc, come la nostra…

Angela Caronti

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